Verona, rubate in Fiera le pepite dei cercatori d’oro: «Valgono 700 mila euro» - CorrieredelVeneto.it

2021-12-27 05:01:05 By : Mr. Tommy Wei

La teca ripulita dai ladri

Si è consumato tutto in pochi minuti, con una modalità che ricorda molto il clamoroso furto di gioielli della collezione privata di Hamad bin Abdullah Al Thani , membro della famiglia reale del Qatar, avvenuto il 3 gennaio 2018 a Palazzo Ducale, a Venezia: un paio di orecchini di platino con diamante e una spilla con un rubino (valore due milioni di euro) sottratti da una banda straniera di cinque persone, successivamente arrestata. Nel mirino, stavolta, sono finiti cinque chilogrammi d’oro suddivisi in 125 «fiale», ossia pietruzze e filamenti trovati fra le sabbie del Po, del Ticino, dell’Adda e dell’Oglio . Un valore stimato di 700 mila euro , il frutto di una paziente ricerca che sa tanto di vecchio West. Ed esposto con un certo orgoglio al «Mineral Show» andato in scena alla Fiera di Verona dal 26 al 28 novembre da lui, Luca Pasqualini, 47enne di Bereguardo, nel Pavese, e di professione cercatore d’oro . Tutto scomparso alle 18.32 di sabato 27 novembre quando qualcuno, approfittando dell’assenza dell’espositore e del padre Armando, che si erano allontanati alle 18.20, ha portato la teca nel piazzale svuotandola completamente.

Il cercatore d’oro: «Anni di ricerche andati persi »

È quanto denunciato dallo stesso Pasqualini che, ora, si dice sconvolto. «Sono entrato nel padiglione e quando ho visto che la teca, con pepite e pagliuzze accuratamente riposte, non c’era più m’è venuto un colpo », ha spiegato al Corriere della Sera . «Ho sperato che l’avessero spostata senza dirmelo, ma dopo qualche minuto uno della sicurezza mi ha poggiato una mano sulla spalla dicendomi: “È là fuori sul piazzale, ma vuota”». La ricostruzione del colpo alla Lupin è stata fornita dalle telecamere di Veronafiere, che alle 18.32, appunto, hanno ripreso due uomini vestiti con tute da lavoro nere, mascherina sul volto e berretto. La coppia ha afferrato la teca, munita di rotelle, trascinandola sul retro e svuotandola completamente, per poi uscire dall’ingresso principale e allontanandosi in auto. Sull’episodio indaga la squadra mobile di Verona, che sta esaminando le immagini per tentare di identificare i ladri.

Pasqualini adesso è affranto. Anche perché, fa notare, pepite e pagliuzze possono essere facilmente fuse in lingotti, facendo scompartire «il frutto di 45 anni di ricerche» nonché «un importante valore geologico e archeologico, un pezzo della nostra storia». Sull’accaduto la direzione di Veronafiere si dice «dispiaciuta», e pur precisando «di non aver avuto notizia dello stesso fino a domenica mattina» assicura di essersi «attivata immediatamente, allertando senza indugi la squadra mobile , intervenuta con la Scientifica che ha fatto i rilievi e ha visionato le immagini delle telecamere della sicurezza interna al quartiere». «Al contempo - aggiunge la Fiera - il personale di Veronafiere ha fornito assistenza agli espositori, accompagnandoli in questura a Verona per la denuncia di furto che gli stessi hanno preferito effettuare in un momento successivo e nel luogo di residenza. Veronafiere non è in possesso di copia di tale denuncia».

Quindi, la ricostruzione del colpo: «Il furto in questione - spiega l’ente - è stato effettuato alle ore 18.32, quando lo stand era stato già lasciato incustodito dalle ore 18.20 dagli espositori, con quaranta minuti di anticipo sull’orario di chiusura della manifestazione, previsto alle ore 19». Il Veneto, come accennato, non è nuovo a colpi rocamboleschi. Oltre al furto di Palazzo Ducale, infatti, nel gennaio 2016 cinque ladri (poi catturati) riuscirono a trafugare oltre un milione di euro in diamanti durante la Fiera dell’Oro di Vicenza .

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